LA FEDE
Chi è il credente?
Il credente è il battezzato che ascolta la predicazione della Parola di Dio fatta dalla Chiesa. La Parola di Dio è mediata dagli uomini, primariamente perché Dio si è fatto uomo e ci parla con parole umane, ma anche perché Gesù ha scelto gli Apostoli e li ha mandati a predicare in tutto il mondo. Nessuno può battezzare se stesso ma riceve il battesimo dagli altri, dalla Chiesa Apostolica, dai credenti in Cristo Gesù. San Paolo Apostolo, che quest’anno celebriamo solennemente nella Chiesa, sottolinea la necessità di credere alle parole annunciate dagli apostoli.
“Se non crederete, non intenderete” (Is 7,9 in ver. LXX): è necessario credere certamente alla Sacra Scrittura, come portatrice d’un significato divino, avendo la possibilità di giungere in tal modo all’intelligenza delle verità scritte; poiché necessitiamo di sorpassare le figure, per giungere alla verità di quanto ci è stato rivelato. Pertanto, in primo luogo bisogna credere con fede semplice alle Scritture, perché “sono divinamente ispirate e utili” (2Tim3,16), indagando poi con sottigliezza ed esattezza il significato in esse contenuto [… infatti] la fede è un assenso non esitante a ciò che si è ascoltato, nella totale certezza della verità, mediante il dono divino della predicazione.” (Basilio In Is. VII 198)
San Basilio Magno ci insegna che il credente ha fede non in se stesso o nella sua intelligenza, ma nell’intelligenza delle Sacre Scritture, capacità di intendere nascosta a chi non crede, perché per non credere bisogna avere il cuore chiuso all’ascolto della Parola di Dio.
Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. (Rom 10,14-21)
Lo stesso evangelista Matteo riporta la predicazione di Gesù che spiega l’incapacità di credere alle sue parole a causa della durezza del cuore di chi ascolta. Non ascoltare Gesù coincide con il non ascoltare la voce di Dio, che è la Parola di Dio.
E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono! (Mt 13,14-16).
Non è sufficiente ascoltare con le orecchie ma indispensabile ascoltare da credenti, con fede, desiderando mettere in pratica il vangelo ascoltato. Nel libro del Profeta Isaia è scritto: “Se non crederete non comprenderete”: il credente è colui che comprende la Parola di Dio perché crede a Colui che gli parla, del resto sarebbe impossibile mettere in pratica il Vangelo senza comprenderlo in pienezza.
Cos’è la fede?
A prima vista la fede è la fiducia che noi diamo a qualcuno o che riponiamo in qualche cosa. Mi fido di una persona, credo in quello che mi dice, ho fiducia, ho fede in lui. Posso avere fede in me stesso o nei mezzi che ho a disposizione per raggiungere un obbiettivo; per esempio ho fiducia nella mia nuova macchina che mi condurrà certamente alla meta desiderata. Questo tipo di fede, che possiamo chiamare naturale, ha poco a che fare con la fede in Dio per diversi motivi: è un atto psicologico che mi coinvolge, ma che non mi cambia profondamente, non mi apre ad una realtà vera oltre il mio orizzonte, in altre parole non è una atto spirituale e quindi non vi è lo Spirito di Dio che agisce in me; e poi chi mi da la certezza che la persona a cui ho dato fede sarà sempre fedele, e come posso essere sicuro che la mia nuova macchina mi porterà dove ho programmato senza guasti imprevisti?
La fede in Dio è certamente un atto interiore della volontà; voglio crederci! Ho di fiducia in colui che è Dio; ma è anche un atto dell’intelligenza che crede non in un dio generico ma in contenuti, in verità su Dio. La vera fede è quindi fondata su cose realmente esistenti, per questo la fede è preceduta e segue la verità; in altre parole noi crediamo nella verità, noi crediamo in Dio che ci dice la verità su se stesso, sull’uomo, sulla creazione. Avere fede in Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, è avere fede nella Verità, è credere che realmente la nostra salvezza, la nostra vita dipende dalla verità del loro esistere e agire. Avere fede significa prima di tutto credere che Dio è fedele, la nostra fede si fonda sulla fedeltà di Dio.
“La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza. Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede. Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora. Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio. Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s’accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano.” (Eb 11,1-6)
“La fede è una sola e sempre la stessa, ne chi è molto abile nel parlare la arricchisce ne chi è poco abile nel parlare la impoverisce! Si può aver certo una conoscenza più o meno vasta [delle verità della fede], secondo la diversa intelligenza ma ciò non significa certo cambiare il contenuto essenziale della fede, cioè, inventare un altro Dio oltre il Creatore e Padre, o un altro Cristo Unigenito.” (Sant’Ireneo, Adv haer I,2)
San Paolo, Apostolo della fede, ci accompagnerà nel bimillenario della sua nascita che la Chiesa Cattolica celebra nel 2009 su invito del Papa Benedetto XVI.
In chi e in cosa crediamo: la regola della fede
Abbiamo capito che la fede non è un sentimento religioso ma un dono che abbiamo ricevuto da Dio e che dobbiamo coltivare e far crescere. Non crediamo in un Dio generico, ma nella Rivelazione di Dio in Gesù Cristo. È in Gesù che noi confidiamo, nelle sue parole, nei suoi insegnamenti; ha dato la vita per noi, è risorto ed è salito alla destra del Padre. Noi crediamo quello che abbiamo ricevuto nel Battesimo, siamo stati battezzati nel nome della Santissima Trinità. Credere che Dio si è fatto carne nel grembo della Vergine Maria; credere che il sacrificio in croce di Gesù è stato un atto libero e volontario dell’amore di Dio; credere che Gesù si è messo al posto del peccatore, Lui che è Santo, per liberarci dalla condanna del peccato. Non ha voluto nulla in cambio se non la nostra fede, che diventa il nostro impegno a seguirlo sulla via della croce e della risurrezione. Già San Paolo scriveva ai cristiani:
“… ti raccomandai di rimanere in Efeso, perché tu invitassi alcuni a non insegnare dottrine diverse e a non badare più a favole e a genealogie interminabili, che servono più a vane discussioni che al disegno divino manifestato nella fede. Il fine di questo richiamo è però la carità, che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. Proprio deviando da questa linea, alcuni si sono volti a fatue verbosità, pretendendo di essere dottori della legge mentre non capiscono né quello che dicono, né alcuna di quelle cose che dànno per sicure. […] Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza.” (1Tim 1,3-7; 4,1-2)
“Nell’uomo cristiano la prima cosa è la fede [come San Pietro che confessò Cristo e meritò di ricevere da Lui il nome di “Pietra” Mt 16,16-18] di modo che [Pietro] acquistasse la solidità della costanza così come la fermezza della fede, propria della roccia, così sforzati tu pure di essere roccia: cerca questa pietra in te, non fuori! La tua roccia è la tua azione, la tua roccia è il tuo spirito: su questa pietra si costruisce la tua casa (Mt 7.24-25), di modo che nessuna tempesta scatenata dagli spiriti maligni possa ridurla in rovina. La tua roccia è la fede: e la fede è il fondamento della Chiesa! Se sarai pietra, starai nella Chiesa, giacchè la Chiesa si fonda sulla “Pietra”. Se stai nella Chiesa, “le porte dell’inferno non prevarranno contro di te”. Le porte dell’inferno sono le porte della morte: e queste non possono esserele porte della Chiesa! (Sant’Ambrogio, De Sacram.I-II)
Tutti noi abbiamo conosciuto testimoni della fede Cattolica e ricevuto da loro esempio e conforto. Abbiamo la stessa responsabilità verso le nuove generazioni, ma questo non lo facciamo da soli, ma insieme a tutta la Chiesa guidata dalla Regola della Fede: il Credo.
È il Credo che diciamo tutte le domeniche a Messa, il Simbolo della Fede, che riassume in cosa credere ma anche chi è colui in cui crediamo. Questo Credo è la regola della nostra fede, il punto di riferimento per la nostra fede Cattolica. Sono i Padri della Chiesa che l’anno composto nei primi secoli per mettere fine ad alcune polemiche sollevate da cristiani che credevano senza regole in quello che volevano e non nel Vangelo e in quello che Gesù ha insegnato agli Apostoli.
La fede viene celebrata
La fede è allo stesso tempo vissuta nel profondo del cuore umano ma è anche ricevuta e comunicata dagli altri, dai genitori, dagli amici, dalla comunità cristiana. Quando celebriamo un battesimo, celebriamo la nostra fede e la comunichiamo al bambino che non può rispondere con la sua voce alla professione di fede e alle rinunce ma lo fa la comunità, i genitori, il padrino e la madrina. È la comunità che crede in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo e rinuncia a Satana e alle sue seduzioni. Il bambino riceve la fede celebrata dalla comunità. Il battesimo non è solo una atto di fede della comunità ma è un sacramento, un’azione efficace di Gesù oggi, per noi, per il bambino battezzato, oltre la fede dei presenti perché nel Sacramento del Battesimo agisce Cristo Gesù e la Chiesa Cattolica unita a Lui; è il Signore stesso che agisce nella Chiesa per mezzo dei sacramenti. Anche per questo essere uniti a Gesù significa essere uniti alla Chiesa Cattolica Apostolica:
“Non fate nulla senza il vescovo e i presbiteri. Neppure cercate di far apparire giusto ciò che fate separatamente, bensì ciò che è fatto insieme: una sola preghiera, una sola supplica, una sola mente, una sola speranza nell’amore, nella gioia immacolata che è Gesù Cristo, di cui nulla è migliore. Tutti correte insieme verso l’unico tempio di Dio, come verso l’unico altare, verso l’unico Gesù Cristo.” (Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera ai Magnesi)
La partecipazione alla Santa Messa della Domenica è fonte della nostra fede, è fonte di unità con Gesù nella comunità dei credenti.
“Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.” (Ef 4,1-6)
San Paolo Apostolo invita all’unità in una sola fede, creduta e celebrata da tutta la comunità. Come un solo corpo e un solo spirito tutta la Chiesa Cattolica è unita al suo Signore. Il Papa come successore di Pietro rappresenta visibilmente l’unità nella fede e l’unità della Chiesa rispondendo alla vocazione ricevuta dal nostro Signore Gesù Cristo: “Pasci i miei agnelli”. Tutti i buoni cristiani celebrano la loro fede partecipando alla Santa Messa tutte le domeniche, uniti nella stessa fede, uniti sotto l’autorità del Papa, servo di Cristo e successore del capo degli Apostoli.
La Madonna modello di fede
La fede vissuta in pienezza fino all’ultimo respiro è uno dono di Dio che dobbiamo chiedere. La Madonna in questo ci ha preceduto ed è modello da imitare per la grande fede dimostrata. All’Annunciazione dell’angelo ha creduto, alla nascita di Gesù, alla sua predicazione, fino ai piedi della Croce la Madonna ha creduto nella potenza di Dio che Salva passando per strade a noi sconosciute e inimmaginabili.
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. (Lc 1,42-45)
La Madonna ha creduto, ma anche noi saremo beati con lei se crederemo alle parole del Signore. Non potremo capire pienamente l’opera di Dio nella Madonna resa possibile dalla sua fede. I Padri della Chiesa hanno scritto innumerevoli pagine sulla grandezza della Madre di Dio e sulla sua fede:
Salve, Madre di Dio, Maria, tesoro venerabile di tutto il mondo, lampada inestinguibile, corona della verginità, scettro della sana dottrina, tempio indissolubile, casa di colui che non può essere contenuto in nessuna casa, madre e vergine; per la quale è chiamato benedetto nei Vangeli colui che viene nel nome del Signore (Mt 21,9): salve, tu accogliesti nel tuo seno santo e verginale l`immenso e incontenibile, per te la santa Trinità è glorificata e adorata; per te la preziosa croce è celebrata e adorata in tutto il mondo; per te il cielo esulta, per te gli angeli e gli arcangeli si allietano, per te i demoni son messi in fuga, per te il diavolo tentatore cade dal cielo, per te la creatura decaduta vien portata al cielo; per te ogni creatura, irretita dal veleno degli idoli, giunge alla conoscenza della verità; per te il santo battesimo è stato dato ai credenti, per te l`olio della consacrazione, per te sono state fondate le Chiese in tutto il mondo, per te i popoli son guidati alla penitenza. E che dirò ancora? Per te l`unigenito figlio di Dio rifulse come luce a coloro che erano nelle tenebre; per te i profeti parlarono, per te i morti risorgono, per te gli apostoli annunziarono la salvezza, per te i re regnano in nome della santa Trinità. E chi mai potrà celebrare adeguatamente quella Maria degnissima d`ogni lode? Essa è madre e vergine; o cosa meravigliosa! Questo miracolo colma di stupore. (San Cirillo di Alessandria, Inno a Maria, Hom. 4, n. 1183)
Dopo questo stupendo inno di San Cirillo è superfluo aggiungere altre parole perché la fede della Madonna all’opera da Dio compiuta in lei sia messa in luce.
La nostra fede cresce guardando come la Madonna ha vissuto la fede in Dio. Anche noi siamo chiamati a vivere la stessa fede e camminare dietro alla Madonna che ci guida e protegge.
Credere è rinunciare al peccato
La fede non è un atto intimistico staccato dalla vita concreta. Noi crediamo in Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo e che ci indica la via della vita eterna, la via del bene, la via della salvezza. Crediamo nella parola e negli insegnamenti di Gesù che ci sono stati dati per essere messi in pratica. Credere in colui che è Buono significa fare il bene, condurre una vita buona, in altre parole fuggire il male, rinunciare alle sue seduzioni: chi decide recide, chi decide per il Bene recide il male.
Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. (Lc 6,46-48) Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. (Mt 7,21-23)
Nel rito del Sacramento del Battesimo l’atto di fede del Credo è preceduto dalle rinunzie a Satana e alle sue seduzioni. È bene ricordarlo e meditarci sopra perché la fede non si riduca ad un atto dell’intelletto astratto o ad una improvvisazione sentimentale. Credere significa anche decidersi per il bene e rinunciare al male accettando con umiltà la fatica del combattimento spirituale:
Se dunque, in forza della vostra fede, siete pronti ad assumervi questo impegno, memori delle promesse del vostro Battesimo, rinunciate al peccato, e fate la vostra professione di fede in Cristo Gesù: è la fede della Chiesa nella quale il vostro figlio viene battezzato.
Celebrante: Rinunciate al peccato, per vivere nella libertà dei figli di Dio? Genitori e padrini: Rinuncio.
Rinunciate alle seduzioni del male, per non lasciarvi dominare dal peccato? Rinuncio. Rinunciate a satana, origine e causa di ogni peccato?Rinuncio.
Celebrante: Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Genitori e padrini: Credo.
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credo.
Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Credo. (dal Rito del Sacramento del battesimo)
Unirsi a Gesù nel Battesimo include la partecipazione alla sua Croce. Nel battesimo infatti il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con Cristo, è stata eliminata la schiavitù del peccato essendo state inchiodate le nostre cattive passioni con i chiodi della triplice rinuncia e della triplice confessione di fede.
Le prove della fede
La fede è credere in Dio. Non è la fede ad essere messa alla prova ma è colui che crede ad essere tentato sulla fede, tentato di non credere. Dio permette la tentazione ma non è lui a tentarci; Egli vuole che con il suo aiuto superiamo la tentazione acquistandoci dei meriti.
Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell’oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo. (1Pt1,6-7)
Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte. (1Gd1,3-4)
Il mio giusto vivrà mediante la fede; ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui. (Eb 10,38)
Già quando eravamo tra voi, vi preannunziavamo che avremmo dovuto subire tribolazioni, come in realtà è accaduto e voi ben sapete. Per questo, non potendo più resistere, mandai a prendere notizie sulla vostra fede, per timore che il tentatore vi avesse tentati e così diventasse vana la nostra fatica. (1Tess 3,4-5)
Se non si combatte la tentazione la fede si può anche perdere. Ma è altrettanto vero che se non si chiede aiuto a Dio con fede non si può superare la tentazione. Il cristiano dunque cresce nella fede se, messo alla prova, chiede con fede aiuto a Dio. Se invece confida in se stesso o negli altri e non difende la fede con un atto di fede in Dio, precipita nello scoraggiamento e nella paura, diventando preda di chi vuole prendere il posto di Dio, diventando superbo e arrogante.
“Convinti come tutto ciò che è necessario alla salvezza veniva donato loro dal Signore, gli apostoli giunsero a chiedergli il dono della fede dicendo: Signore, aumenta in noi la fede! (Lc 17,5). Non presumevano dunque di poter ottenere la salvezza col loro libero arbitrio, ma erano convinti che doveva venir elargita loro per dono di Dio. E lo stesso autore della salvezza umana ci insegna quanto la nostra fede sia labile e debole, e quanto poco possa bastare a se stessa, se non fosse sorretta dall`aiuto di Dio, dicendo a Pietro: Simone, Simone: ecco che Satana vi ha ricercati per vagliarvi come grano; ma io ho pregato il Padre mio perché la tua fede non venga meno (Lc 22,31-32)[…] Se perfino in Pietro, dunque, alla fede era necessario l`aiuto del Signore per non venir meno, chi sarà tanto presuntuoso e cieco che ritenga di non necessitare del soccorso quotidiano del Signore per poterla custodire?[…] La sopportazione più strenua che ci permette di sostenere le tentazioni gravi non dipende dalla nostra virtù, secondo l`Apostolo, ma piuttosto dalla misericordia e dall`opera mitigatrice di Dio: dice infatti: Nessuna tentazione vi ha sorpresi, se non umana; Dio infatti è fedele, e non permetterà che siate tentati oltre il vostro potere, ma con la tentazione provvederà anche il modo di uscirne bene, dandovi il potere di sostenerla (1Cor 10,13).” (San Cassiano, Conferenze 3,16-17).
Talvolta la nostra fede è messa a dura prova per un misterioso disegno di Dio che vuole realizzare grandi opere attraverso i suoi figli; perché non vadano in superbia il Signore li lascia nella prova per fargli esercitare una fede sincera e gratuita, una piena confidenza il Lui che tutto può, quando e come vuole. Come in un giardino, la fede fiorisce nelle tribolazioni, elevandosi sopra l’erbaccia che tenta di soffocare il fiore, e resistendo al vento piegandosi con umiltà verso il Signore per non essere spezzati dalla tribolazione.
La fede di Abramo
Se un padre o una madre potessero salvare la vita del loro unico figlio che amano teneramente darebbero la vita per lui, ma se dovessero salvare la vita di un figlio adottivo saprebbero sacrificare la vita del loro unigenito figlio?
Rispetto a Dio noi siamo creature amate e figli adottivi nel grembo della nuova creazione e Dio Padre ha sacrificato il Figlio unigenito per salvarci dal peccato e dalla morte eterna, e farci così realmente suoi figli. Un amore sovrumano, un amore divino che si rivela nel Padre che dona il Figlio nel sacrificio della Croce per salvare gli altri figli, per la salvezza di tutta l’umanità. Il Figlio Gesù accetta la volontà del Padre e dà la vita in croce volontariamente per la nostra salvezza e risorge il terzo giorno, sale alla destra del Padre vittorioso sulla morte e sul peccato.
Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia. Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti. Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette. (Gal 3,6-9)
Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo. (Eb 11,17-19)
Abramo aveva l’unico figlio Isacco e la promessa di una discendenza numerosa, ha accettato la volontà di Dio con una fede grandissima, prefigurando ciò che Dio stesso ha compiuto per opera di Gesù Cristo.
Vediamo ora alcuni modelli di fede: anzitutto Abramo, giacché siamo suoi figli per la fede. In effetti, egli si santificò non solo con le opere ma anche con la fede. Fece, sì, molte opere buone, ma mai fu chiamato “amico di Dio” se non quando credette. E ancora. Tutte le sue opere realizzò per la fede: per essa infatti, lasciò padre, patria, terra e casa. Quindi come lui fu giustificato, anche tu lo sarai. […] per poter generare figli era vecchio e anche la sua sposa Sara […] però Dio gli annunciò che avrebbe avuto un figlio ed egli non desisté dalla sua fede. […] dopo averlo conseguito Dio gli ordinò di sacrificarglielo e, quantunque gli avesse promesso che “per Isacco avrebbe avuto discendenza”, offrì il suo figlio unigenito a Dio, sapendo che Egli “poteva risuscitarlo dai morti”. […] lo sacrificò con la propria volontà e lo recuperò vivo per volontà di Dio, che in luogo del figlio gli diede il capro […] per essere stato fedele in questo, ricevette la circoncisione – segno della fede – e la promessa che sarebbe stato padre di molte genti. […] La sua fede fu figura della nostra e per essa siamo suoi figli. (San Cirillo di Gerusalemme Cat 5,1-11)
Siamo dunque figli di Abramo per questa somiglianza di fede. Impossibile umanamente che un morto risusciti dai morti come è impossibile umanamente che si possa avere figli da vecchi svigoriti. Siamo figli di Abramo perché pur non potendo avere figli l’ha avuto perché ha creduto sacrificando la sua volontà, così noi crediamo in Gesù Risorto e nella nostra risurrezione che avverrà anche se ci sembra umanamente impossibile. Il capro in espiazione per la nostra salvezza è figura di Gesù offerto i riscatto della nostra vita eterna, vita di risurrezione del corpo e dell’anima. Il capro è figura anche del peccato e dell’ispiratore del peccato che è stato inchiodato sulla croce per l’eternità per la potenza dell’amore di Gesù che ha ingoiato l’odio e la morte per darci amore e vita.
La fede di San Pietro Apostolo
La fede di Pietro è diventata una roccia per noi in virtù della grazia di Cristo Gesù. Per noi cattolici essere Chiesa è come essere nella casa del Signore. La “casa di Dio” è fondata sulla roccia della fede di Pietro, fede in Gesù, nelle sue parole e nella sua persona. In realtà è Gesù stesso la roccia della nostra fede, perché credendo in lui, come l’Apostolo Pietro, poniamo la nostra speranza nella sua potenza divina.
Disse loro: “Voi chi dite che io sia? “. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. (Mt 16,15-19)
Nella Chiesa Cattolica, dunque, agisce la potenza di Dio, agisce Gesù stesso per mezzo dello Spirito per compiere in noi il volere del Padre: ricapitolare in Cristo tutte le cose. Leggiamo cosa scrive San Pietro ai primi cristiani:
Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo: […] ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. (2Pt 1,1-8)
Siamo chiamati a partecipare alla vita divina per mezzo della fede e della carità, non solo della fede, ma della fede vissuta concretamente, una fede praticata nella vita quotidiana che diventa il nostro abito naturale, il nostro modo di vivere l’amore per Gesù, per la Madonna, per i nostri fratelli.
Se conserviamo questa fede, ci libereremo dalla condanna e saremo adornati con ogni tipo di virtù. Può tanto la fede, che addirittura mantiene in piedi gli uomini quando vanno sulle acque del mare. Uomo come noi era Pietro […], ma poiché credette nel Signore che gli diceva: Vieni! Andò sulle acque, essendo il peso del corpo come sostenuto dall’agilità della fede; quando credette cammino sulle acque, ma quando dubitò, cominciò ad affondare […] finché Gesù – sempre attento a rialzare le anime – vedendo il suo bisogno gli disse: “Uomo di poca fede perché hai dubitato?” Rianimato perché Gesù lo afferrava con la mano destra, credette nuovamente e da allora andò nuovamente sulle acque sostenuto dalla mano del Signore. È tanto grande il potere della fede che non solo si salverà colui che crede ma anche per la fede di qualcuno si salveranno molti altri. (San Cirillo di Gerusalemme Cat 5,1-11)
Agire con fede, credere che il Signore agisce oltre le nostre forze e oltre in nostro modo di comprendere la vita. Aprire a molti altri la strada dell’incontro con Dio attraverso la testimonianza della nostra fede per la salvezza delle anime; questo è il senso della vita per noi cattolici.
Coloro che non hanno fede
La fede è un dono di Dio ma è anche un atto della volontà che dispone l’uomo a voler credere. Non tutti vogliono credere ma coloro che non hanno fede credono comunque in qualche cosa; nel potere dei soldi, nelle persone che amano, in un partito politico, in una ideologia, nei modelli scientifici, nella ragione come unico riferimento capace di illuminare l’esistenza, in se stessi. Alcuni sono convinti di non credere in nulla e in questo hanno una fede irremovibile. Si può non arrivare mai ad avere fede in Gesù Cristo Figlio di Dio, oppure avendola la si può anche perdere. Qui vogliamo riflettere da credenti nei confronti di coloro che non credono o che hanno perso la fede. Il credente si confronta continuamente con chi non crede, tra momenti di dialogo e di tensione.
“Se tu sei il Cristo, diccelo”. Gesù rispose: “Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. (Lc 22,67-68)
“Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta.[…] Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell’empietà; la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena […] Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese. Un servo del Signore non deve essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite, dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.” (2Tim 2,14.15.23-26)
A forza di parole non si può convincere un altro a credere, soprattutto quando l’antro non è ben disposto ad ascoltare e non crede nelle tue parole, nella tua sincerità, nella tua testimonianza, perché non è interessato a credere ma a stuzzicare o sfidare il credente, o semplicemente non gli interessa l’argomento.
[…] ma tutti gli uomini carnali, dato che non possono conoscere per esperienza quelle realtà invisibili, dubitano che realmente esista ciò che non vedono con gli occhi del corpo. […] Proprio come se una donna incinta fosse chiusa in carcere e ivi desse alla luce un figlio da allevare e far crescere in carcere. Se sua madre gli parla del sole, della luna, delle stelle, dei monti e dei prati, degli uccelli volanti, dei cavalli trottanti, egli, che non conosce se non le tenebre del carcere, ode che tutto ciò esiste, ma non conoscendole per esperienza diffida della loro vera esistenza. Così gli uomini nati nella cecità di questo loro esilio, quando odono che vi sono beni sommi e invisibili, dubitano della loro vera esistenza, perché conoscono direttamente solo queste povere realtà visibili tra cui sono nati. E` avvenuto per questo che lo stesso Creatore delle cose visibili e invisibili, l`Unigenito del Padre, è venuto quaggiù per redimere il genere umano, e ha mandato nei nostri cuori lo Spirito Santo, perché ricevessimo da lui una nuova vita e credessimo in ciò che non possiamo conoscere ancora per esperienza. […] non dubitiamo della vita di tali realtà invisibili. Ma chiunque non è ancora incrollabile in questa certezza, deve senz`altro prestare fede alle parole degli uomini più perfetti di lui, e credere a quelli che ormai, per dono dello Spirito Santo, esperimentano le realtà invisibili. (San Gregorio Magno, Dialoghi 4,1)
Il Paradiso e le realtà eterne sono come un giardino invisibile ma profumato, che si fa sentire ai sensi dell’anima attraverso la fede anche se non si vede ancora. Attraverso la fede il “profumo” dell’amore di Dio pervade i nostri cuori e senza parole inutili si fa sentire ai cuori di coloro che ci circondano, anche di quelli che non credono e non vedono la fonte del soave profumo.
Chi ha fede crede nello stesso Dio?
Affermare di credere in un solo Dio è patrimonio comune delle religioni che si dicono monoteiste; l’ebraismo, il cristianesimo, l’islamismo. All’interno di queste religioni prese singolarmente ci sono diverse correnti interne che si differenziano anche su aspetti sostanziali. Accanto a queste religioni vi è anche la fede nella ragione che rifiuta la religione come un impedimento alla costruzione di una società laica e indipendente. L’idea di fondo che pervade la cultura odierna e in particolare quella europea è quella di relegare le religioni nel privato lasciando loro una libertà d’espressione che non offenda l’identità laica della società. Si preferirebbe una religione unica senza troppe divisioni, più stabile e controllabile, senza troppa visibilità esteriore, senza pericoli di destabilizzanti conflitti religiosi. In questo complesso contesto il dialogo interreligioso è necessario e va sostenuto per il bene dell’umanità, ma chi crede in Dio ha una vita morale e sociale secondo le proprie leggi religiose e morali che ritiene comandamenti divini. Comandamenti che tra le diverse religioni talvolta si conciliano e altre volte si contrappongono tra loro pur dichiarandosi provenienti da Dio. Tra ebraismo e cristianesimo vi è una continuità e una frattura (l’Ebreo Gesù è il Messia annunciato dai Profeti dell’Antico Testamento, il Figlio di Dio per i cristiani ma non per gli ebrei), ma tra cristianesimo e l’islam vi è maggior distanza di contenuti e di cultura, in molti casi vi è incompatibilità. Questa premessa è importante per farci intuire che l’affermazione “le religioni sono tutte uguali, perché tutti credono nello stesso Dio” non è vera ed è un suggerimento culturale di chi non crede e che seduce i credenti deboli e superficiali, e certamente questa confusione non è di aiuto per un dialogo tra le religioni. Prima del dialogo è importate chiarire la propria identità, la propria fede in Gesù Cristo:
“È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà.” (Col 2,9-10) “Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.” (Gv 3,17-19) “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.” (Eb 1,1-4)
Oggetto del dialogo è la pacifica convivenza delle religioni e il rispetto della libertà di religione. Il contenuto della fede non è oggetto del dialogo, ma appunto di fede. I Padri della Chiesa evangelizzavano e difendevano la fede. Il dialogo come lo pensiamo oggi non trova fondamento della patristica. Il Concilio Vaticano II ha affrontato questo argomento con due l’importanti documenti: Dichiarazione Dignitatis Humane e Dichiarazione Nostra Aetate che ogni cristiano di oggi dovrebbe conoscere.
Chi sono i Confessori della fede?
I cristiani che professano la fede sono chiamati fedeli ma le circostanze della vita in cui professare la fede sono tante. Facile professare la fede in chiesa pregando il Credo ma fuori dall’ambiente cristiano, dove si è spesso emarginati e ridicolizzati, confessare davanti a tutti la fede in Gesù Cristo è una cosa ben diversa. Non ci deve stupire che il primo confessore della fede è stato proprio nostro Signore che in cambio riceve la condanna a morte:
Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto? “. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. (Mc 14,61-62)
La fede va certamente professata nel proprio cuore ma deve essere confessata pubblicamente con la bocca davanti ai grandi e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri, agli amici e ai nemici.
Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. (Rom 10,9-10)
Il credente perfetto è il Confessore della fede! Ma non possiamo pensare di essere cristiani che si pongono l’obbiettivo di una vita di fede mediocre, per rischiare di sentirsi dire “chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.” (Mt 10,33)
Tutti i Padri della Chiesa che abbiamo letto in questi mesi sono stati grandi confessori della fede; una fede che ha oltrepassato il tempo dandoci ancora oggi una fresca testimonianza. Anche tutti i santi che la chiesa riconosce e invoca con fede sono veri confessori della fede. Non dimentichiamoci però che tutti noi cristiani siamo chiamati alla perfezione del nostro battesimo che è la santità come ci insegna il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium 11 e 42); testimonianza da dare con particolare urgenza in questi ultimi tempi o tempi estremi che stiamo vivendo:
Quando l’Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. (Ap 6,9)
In questi tempi è necessario restare saldi nella fede, con eroica costanza, obbedienti alla dottrina autentica in comunione con la Chiesa Cattolica e i Santi Padri e Dottori della Chiesa:
attaccato alla dottrina sicura, secondo l’insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono. Vi sono infatti […] molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente. A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché mettono in scompiglio intere famiglie, insegnando per amore di un guadagno disonesto cose che non si devono insegnare. […] Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina e non diano più retta a favole […] e a precetti di uomini che rifiutano la verità. […] Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona. (Tit 1,9-16)
Rimaniamo fedeli confessori della fede fino alla morte a avremo la vita per l’eternità: Al cospetto di Dio che dá vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo (1Tim 6,13)